La Guerra Civile in Spagna (1936-39) - Pagina 1

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La situazione politica ed economica in Spagna negli anni ’30 Non possiamo affrontare una narrazione storica degli eventi che portarono alla ribellione dell’Esercito spagnolo contro la Seconda Repubblica, senza prima comprendere la particolare situazione politica ed economica della Spagna negli anni che precederono la Guerra Civile in Spagna. All’inizio degli anni ’30 la Spagna presentava gravi problemi socio-economici che provocarono il susseguirsi di inconcludenti alternanze politiche tra la destra conservatrice e le sinistre caratterizzate da continue forti divergenze interne tra loro. Non mancarono alcuni colpi di stato da parte di militari poco organizzati le cui conseguenze furono i numerosi e violenti scioperi generali spesso sedati nel sangue e le insurrezioni popolari contro il clero, che fino allora rappresentava un potere influente al servizio degli aristocratici. Fu pertanto inevitabile la finale caduta della monarchia liberale, rappresentata dallo sfortunato Re Alfonso XIII (orfano dalla nascita, sotto il suo regno verranno perse nel conflitto ispano-americana del 1898 le ultime colonie imperiali di Cuba e Filippine) e la conseguente proclamazione della Seconda Repubblica di Spagna. Agli inizi di ottobre del 1934, una rivoluzione scoppiata nelle Asturie e capeggiata da anarchici e socialisti spinse gli esasperati e sindicalizzati minatori ad occupare la città di Oviedo ed a proclamare la "Repubblica Socialista Asturiana". Furono incendiate chiese e conventi, fucilati sacerdoti di ogni ordine, stuprate donne della borghesia e passati per le armi unità della Guardia Civil e di milizie civili (Asaltos). 1 Dopo due settimane di continue barbarie, per riportare l’ordine dovette intervenire il Tercio Extranjeros (la Legione Straniera spagnola) comandata dal Generale Francisco Franco all’epoca in servizio a Madrid il quale a seguito dell’altrettanta violenta ed immediata repressione fu asceso a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. 2 Ebbe quindi inizio il cosiddetto “Biennio Nero“ presieduto dai centristi in cui si succedettero ben 8 governi e tre diversi Presidenti. In questo periodo tutti le questioni sociali, religiose, militari ed economiche fino allora non risolte, si convertirono in elementi altamente esplosivi e costretti in un contesto di continua sfiducia verso la classe politica che aveva dimostrato di non saper dare alcuna risposta alle continue richieste di emancipazione provenienti da una popolazione impoverita ed angustiata dalle gratuite e ripetute violenze dei movimenti di azione, istigati dai partiti della destra conservatrice e delle sinistre anarchiche e di chiara ispirazione comunista. Non mancarono tra l’altro episodi di bieca corruzione, come lo scandalo “Straperlo” che provocò le dimissioni del leader del Partido Radical Republicano Alejandro Lerraoux. Le ultime elezioni politiche indette il febbraio 1936 furono vinte dal Frente Popolur grazie all’unione di tutte le forze di sinistra. Appena formatosi il governo repubblicano, le prime decisioni furono dirette contro gli esponenti della nuova opposizione di destra: il 14 marzo José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera, venne arrestato insieme al fratello, con l’intento di limitare le operazioni illegali della Falange di cui era il fondatore. Il 19 marzo viene arrestato anche Onésimo Redondo Ortega, alto dirigente della Falange e fondatore delle Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista. Inoltre il nuovo governo di sinistra rimosse i generali sospetti dai loro posti: il Generale Francisco Franco Bahamonde perse l’incarico di Capo di Stato Maggiore e trasferito a Santa Cruz de Tenerife, al comando delle isole Canarie; Il Generale Goded Llopis da Ispettore Generale fu inviato al Comando delle Isole Baleari; il Generale Emilio Mola Vidal venne trasferito dalla Comando dell'Armata d'Africa per assumere il comando militare della Navarra. I preparativi dell’“ Alzamiento ” militare Si moltiplicarono in quel tragico periodo i casi di abusi, vendette e contrattacchi che produssero un particolare clima di terrore con continui attentati sui due fronti avversi. Il più importante incidente prima dell’insurrezione militare di Franco si verificò il 12 luglio 1936, quando quattro sicari della Falange assassinarono un noto esponente dell’Unión Militar Repubblicana Antifascista, il tenente Jose’ Castillo-Sáenz de Tejada degli Asaltos , a sua volta ritenuto responsabile dell’omicidio del Marchese Andrés Sáenz de Heredia (cugino del Capo della Falange José Primo de Rivera) commesso il 16 aprile del ‘36 in una violenta rissa tra Falangisti ed Asaltos 3 . Molti suoi compagni, tra cui il capitano Fernando Condés della Guardia Civil ed il socialista Vittoriano Cuenca vollero vendicarsi lo stesso giorno e non trovando a casa nessun alto esponente della destra ( provarono prima con il lider della CEDA José María Gil-Robles e poi con il capo della Renovación Española Antonio (Goicoechea) decisero in piena notte di prelevare dalla propria abitazione Josè Calvó Sotelo, deputato della destra monarchica e accanito antirepubblicano, per ucciderlo con un colpo di pistola a bordo della loro auto ed abbandonarne il corpo alle prime luci dell’alba del 13 luglio davanti al cimitero orientale di Madrid. L’assassinio di Calvó Sotelo, rappresentato dai Nazionalisti come “la goccia che fa traboccare il vaso”, fu in realtà il pretesto tanto atteso per iniziare la sollevazione dei generali per iniziae la Guerra Civile Spagnola, in preparazione già da qualche mese. Infatti il Generale Emilio Mola Vidal, Comandante Militare di Pamplona, in Navarra, ideò un tentativo di golpe mediante un ”Piano Insurrezionale Militare” da attuarsi nell’Aprile del ’36, che però fallì ancor prima di iniziare, data la mancata adesione di alcuni suoi colleghi. Lo stesso Generale Mola non desisté nel suo intento e il di giugno del ’36, dopo una missiva scritta dal carcere ed inviatagli da José Primo de Rivera, capo della Falange, tentò di organizzare uno nuovo e meglio dettagliato colpo di stato militare 4 . Anche questa volta il piano cospirativo militare, che prevedeva il rischieramento del Generale Franco dalle Canarie al Marocco con un mezzo aereo, non si concretizzò per l’intervento della Polizia Politica repubblicana (Seguridad) che svelò gli intenti golpisti, senza però ottenere prove certe sugli stessi membri e cospiratori 5 . Dalle Canarie, dopo aver distrutto tutta la documentazione compromettente, il Generale Franco, con una lettera inviata all’allora Ministro della Guerra della Seconda Repubblica, dichiarò di non aver preso parte alla cospirazione, confermando la sua pienà lealtà e fedeltà al nuovo Governo Repubblicano. Con questa dichiarazione, il futuro Caudillo di Spagna volle nascondere con la propria ambiguità di appartenere alla rete degli insurrezionalisti militari 6 e permise così agli altri Generali congiurati di rimanere al proprio posto di comando. La nuova direzione per l’ennesimo e conclusivo colpo di stato militare fu contesa tra i due Generali Franco Bahamonde e Mola Vidal, il quale alla fine accettò, suo malgrado, di sottostare ai comandi del primo, più scaltro, astuto e mosso da forti motivazioni di interesse personale. L’inizio della Guerra Civile in Spagna (1936-1939) La mattina del 17 luglio 1936 Radio Ceuta trasmise il messaggio in codice “In tutta Spagna il cielo è sereno” per segnalare agli altri generali cospiratori della penisola di insorgere con l’obiettivo finale di occupare Madrid. Inizialmente a Melilla (Marocco Spagnolo) si verificarono i primi atti di rivolta antirepubblicana con l’intervento dei Reparti del Tercio (Legione Straniera Spagnola) e delle guarnigioni di soldati berberi agli ordini del Colonnello Yagüe Blanco. Il giorno 18 un aereo civile di nazionalità britannica, in attesa di ordini su Casablanca da una settimana, effettuò clandestinamente il trasporto del Generale Franco e suo cugino, il tenente colonnello Francisco Franco Salgado Araujo, da Las Palmas de Gran Canaria a Tetuàn in Marocco, località raggiunta dopo uno scalo notturno alla mattina del 19 luglio e da dove, dichiarandosi capo degli insorti, venne pronunciato il suo discorso radiofonico con cui spiegava le motivazioni della sollevazione militare ed invitava chiaramente tutti i Reparti in armi della penisola ad insorgere contro la Repubblica. Ma non tutte le Forze Armate seguirono il suo invito di ribellione: la Marina Militare, i cui equipaggi erano dalla parte popolare, epurò in tempo i propri vertici golpisti e dichiarò la propria lealtà alla Repubblica, impedendo così di fatto il trasferimento delle temute truppe insorte del Tercio e dell’Armata d’Africa: la vera ed unica opportunità di far fallire il colpo di stato. Anche l’Aeronautica Militare, pressoché inesistente, non poté essere impiegata da Franco. I ribelli nazionalisti potevano contare anche sui monarchici carlisti ( requetés ), di circa 10.000 falangisti, di tutte l'alta borghesia, dell’intero clero e di tutta la nobiltà e anche dell’appoggio del dittatore portoghese António de Oliveira Salazar. Quasi tutta la Guardia Civil si schierò dalla parte nazionalista. La Seconda Repubblica avevano conservato l’appoggio di alcune unità dell'Ejército Popular e della Fuerzas Aéreas, nonché alcune unità di Marina, la maggior parte dei Carabineros (Polizia di Frontiera). Moltissime migliaia di civili, soprattutto studenti e lavoratori, furono mobilitati a difesa della Repubblica. Dopo i primi giorni della Guerra Civile, tra innumerevoli e giustificati momenti di confusione in cui caddero molti dei Reparti dell’Esercito, i fronti di guerra su cui si muovevano i “Nazionalisti” potevano essere identificati in tre zone distinte e distanti tra loro. Da una parte vi era il Generale Mola Vidal che comandava l’Esercito del Nord con sotto controllo le regioni di Galizia, Vecchia Castiglia, La Rioja , arcipelaghi delle Baleari (tranne Menorca) e delle Canarie (eccetto l’Isola della Palma), Navarra, Zaragoza e un buona parte di Aragona. A Sud il Generale Queipo de Llano y Sierra controllava le importanti Provincie di Cordova, Cadice, Siviglia e Granada. Il generale José Sanjurjo Sacanell, primo ideatore dei moti militari ed esiliato in Portogallo, avrebbe dovuto raggiungere in volo Burgos, dove, se non fosse stato per il fatale incidente aereo, avrebbe dovuto assumere il comando del colpo di Stato. Sotto il controllo dei Repubblicani rimaneva la capitale Madrid e la regione di Castiglia La Mancia, Barcellona e la Catalonia, Malaga, Estremadura, Murcia, Valencia, Alicante, Almeria, parte dell’Aragona e tutta la fascia dei paesi Baschi e delle Asturie. Dopo i primissimi giorni dal golpe, nel Marocco Spagnolo, il Generale Franco Bahamonde si trovava isolato ed al comando delle migliori truppe ribelli. Adesso l’obiettivo primario era il veloce ricongiungimento sulla penisola iberica con i contingenti “nazionalisti” capeggiati dagli altri generali cospiratori, ma la Regia Marina spagnola si schierò all’ultima ora dalla parte repubblicana, impedendo agli insorti di oltrepassare lo stretto di Gibilterra. Inoltre l’aviazione militare, quasi inesistente, rimaneva fedele a Madrid. Costretti dagli eventi, il generale Franco dal Marocco ed il generale Sanjurjo dal Portogallo iniziarono così ad inviare le prime febbrili richieste d’aiuto rispettivamente all’Italia di Mussolini ed alla Germania di Hitler. L ’intervento dell’Italia fascista nella Guerra Civile di Spagna. Al principio Mussolini, che era costantemente informato sulle incerte sorti iniziali del “Alzamiento”, non accolse le richieste di aiuto pervenutegli da Franco, sostenendo che la Guerra Civile Spagnola giungeva in un momento alquanto poco opportuno in cui la politica estera italiana cercava con fatica il riconoscimento a livello internazionale della conquista dell’Etiopia, in cui furono spese molte risorse economiche e umane, esigendo l’Esercito un periodo di profonda riorganizzazione. Tuttavia, a seguito delle notizie dell’incendio del Consolato Italiano di Barcellona e varie violenze a danno di italiani da parte di gruppi di bande armate 7 e dopo l’incontro con un inviato spagnolo che lo convinse sulla breve durata e semplicità del conflitto, il Duce cambiò di opinione e cominciò ad interessarsi alla questione 8 . Franco, nei piani di Mussolini, avrebbe potuto accondiscendere sul Duca d’Aosta come Re di Spagna, allo stesso modo del Principe Amedeo di Savoia nel 1871, anteriormente alla Prima Repubblica, convertendo in questo modo la Spagna in un vice-regno dell’Italia. Inoltre l’Italia colonialista si sarebbe aggiudicata il pieno controllo del Mediterraneo occidentale utilizzando basi aeree e navali sulle Baleari e sulle coste meridionali spagnole. Ma la Germania con la sua previdente influenza sulla Falange, fece svanire le eccentriche mire espansionistiche del dittatore fascista 9 . Si instaurò una sorte di competitività all’interno dell’Asse nazi-fascista: chi avesse maggiormente prevalso negli aiuti militari e materiali alla Spagna insorta, si sarebbe assicurato un indubbio vantaggio politico ed economico sullo scacchiere internazionale, accrescendo la propria area di influenza sull’Europa latina con il conseguente isolamento della Francia liberale e la finale sconfitta dell’internazionalizzazione del Comunismo. Pochissimi giorni dopo all’invio da parte di Hitler di ben 20 aerei da trasporto “Junken 52” e altri 6 caccia biplano “Heinkel 51”, il 30 luglio Mussolini ordinò una spedizione di 12 aerei da bombardamento Savoia-Marchetti 12” completi di equipaggio e tecnici aeronautici ( ne arrivarono solo 9 in quanto tre andarono perduti durante la trasvolata ) decollati dalla Sardegna senza insegne ed in incognito per essere poi assegnati alla Legione Straniera Spagnola al solo fine di poter operare nelle operazioni militari con una certa apparenza di legalità, tanto da essere denominata “Aviación del Tercio” 10 . La settimana dopo giungeranno ulteriori 27 caccia “Fiat CR32” e poi altri 19 caccia tre idrovolanti in appoggio alla nuova Forza Aerea nazionalista. Nello stesso periodo la Germania avrà inviato un totale di 46 apparecchi 11 . Il 15 di agosto 1936, grazie agli aiuti congiunti tedeschi ed italiani, con il primo ponte aereo della storia militare, Franco passò lo stretto di Gibilterra con un esercito di 2.500 uomini, entrando nel pieno del conflitto spagnolo. Unità e sottomarini della Marina Militare italiana, presidiavano le acque territoriali spagnole ed impedivano l’arrivo degli aiuti internazionali diretti all’Esercito lealista Repubblicano. In aiuto dei Repubblicani si presentarono moltissimi volontari di nazionalità italiana con il motto dei fratelli Rosselli “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Queste erano le parole di Carlo e Nello Rosselli, degli esiliati antifascisti che in Francia costituirono il movimento “Giustizia e Libertà” e che furono assassinati in Francia dai fascisti per mano di loro sicari. All’inizio della ribellione falangista, si mobilitarono moltissimi in vari Paesi gli inquadramenti di volontari per le Brigate Internazionale, tra cui, oltre ai citati fratelli Rosselli, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Leo Valiani, Luigi Longo, Giovanni Pesce, Randolfo Pacciardi. Una stella a tre punte era il simbolo ed emblema dell’antifascismo del “Frente Popular”. Non è possibile stimare concretamente quanti fossero i volontari delle Brigate Internazionali giunti in Spagna da almeno 50 nazioni. Si presume che essi ammontavano a circa 60.000 persone di cui circa 12.000 non tornarono più indietro e oltre 20.000 furono feriti in combattimento o sotto gli incessanti bombardamenti della Legione Condor tedesca e dell’Aviazione Legionaria italiana. La Russia intervenne in favore della Seconda Repubblica spagnola con massicci invii armi e munizioni, artiglieria, blindati, aerei da bombardamento e caccia di fabbricazione sovietica, completi di equipaggi, tecnici, materiale aeronautico e di ricambio. Furono inviati anche numerosi consiglieri militari, sia dalla Russia che dalla Francia e dal Messico. L’Unione Sovietica pretese un pagamento anticipato per dette forniture dell’intera riserva aurea della Spagna (circa 650 milioni di dollari), consegnata dal Governo di Madrid all’inizio del conflitto. Una curiosità: nel rispetto degli impegni assunti con il Governo fascista, dopo la guerra Franco voleva restituire all’Italia le somme prestategli. Ma l’allora Ministro Pietro Nenni (ex combattente della Brigata Internazionale Garibaldi), rifiutò la restituzione, senza tra l’altro interpellare il nostro Parlamento, ed ignorando volutamente che si trattava comunque di denaro anticipato da tutti gli italiani e molto utile nelle condizioni disastrose in cui la giovane Repubblica italiana versava nell’immediato dopoguerra 12 . A Londra, il 9 settembre 1936 un comitato di 27 Paesi europei ( tra i quali anche l’Italia, la Germania e l’U.R.S.S.) sottoscrisse un documento di “non intervento” con il divieto di esportare materiale bellico in Spagna, compreso le navi ed aerei militari e commerciali. La Russia aderì alla convenzione convinta che se l'accordo fosse stato davvero rispettato da tutti, cioè anche da Italia e Germania, i nazionalisti spagnoli non avrebbero potuto vincere. L’Italia e la Germania in maniera esplicita non rispettarono gli impegni, sicuri dell’immobilità dell’Europa liberale, riuscendo a rifornire le truppe di Franco con armamenti moderni e ingenti capitali, assicurandogli un netto vantaggio rispetto alle forze repubblicane. I Paesi che si professavano libertari e democratici come la Francia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, non diedero un aiuto consistente alla legittima Repubblica spagnola, scegliendo di vederla crollare piuttosto che superare la guerra civile per assecondare i desideri anticomunisti mondiali del clerico- conservatorismo. In Italia il Fascismo iniziò una martellante propaganda inneggiante all’intervento a favore dei ribelli nazionalisti, coraggiosi difensori della Patria contro un nemico sovversivo, comunista, bolscevico, anarchico e sacrilego, istruito e sovvenzionato dalla Russia. Gli arruolamenti volontari in Italia furono dapprima organizzati dall’Ufficio Spagna del Ministero degli Esteri e non dal Ministero della Guerra per non destare dimostranze da parte dei Paesi stranieri neutrali o filo-repubblicani. Numerosi fascisti militanti delle “Camicie Nere” e della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN), tra loro molti che avevano già combattuto nella prima Guerra Mondiale e nelle Guerre d’Africa, vollero reclutarsi tra i primi volontari. Oltre alla motivazione ideologica, furono ben altri i motivi che spinsero molti italiani dell’era fascista, in parte volontari, ad arruolarsi tra le file dei primi volontari.I primi iscritti, alcuni con dati anagrafici falsi o senza documenti, vennero discretamente convocati, nel caso di ex militari, dai loro Comandi, oppure, se civili, alla Casa del Fascio. Veniva chiesto loro di “partecipare ad un’operazione oltremare, di destinazione ignota, molto importante per la Patria”. La firma del contratto di arruolamento prevedeva un premio di 300 lire, la paga giornaliera di 20 lire per i soldati, da 70 a 192 per i sottufficiali ed ufficiali, con un supplemento di 90 pesetas, una volta giunti in zona operativa, come successivo riconoscimento del governo spagnolo. Mussolini, per garantirsi una certa autonomia dalla linea comando nazionalista, in data 4 gennaio 1937 decise di non accettare l’integrazione in denaro delle autorità spagnole che si dovevano limitare ad assicurare il vitto, l’alloggio, i carburanti e carbolubrificanti, nonché il materiale di consumo ordinario. Inoltre i soldati italiani avrebbero dovuto ricevere una parte della loro diaria in moneta contante locale, affinché potessero avere in tasca del denaro per le piccole necessità, senza dipendere dall’amministrazione di Franco 13 . Per comprendere meglio come la ricompensa in denaro, più dei propri ideali politici, potesse convincere molti volontari ad imbarcarsi, il 21 dicembre del 36, come primo contingente di Camicie Nere su tre navi senza bandiera ed oscurate, vengono fornite le seguenti percentuali: 20% di persone oltre i 35 anni , 70% di lavoratori agricoli soprattutto del centro-sud, 4% di studenti, 25% di individui con precedenti penali a cui veniva promessa la cancellazione della pena. A tutti gli iscritti fu fornito un corredo kaki uguale a quello usato in Africa Orientale, tranne il casco coloniale di sughero (al suo posto un basco nero o azzurro e l’elmetto in acciaio, più una strana mantellina che venne soprannominata “pipistrello”) 14 . Molti dei primi volontari credevano di andare a lavorare nei territori coloniali conquistati nell’Africa Italiana, scoprendo solo all’approdo di essere in Spagna. Il personale veniva inquadrato nei vari ranghi del contingente Corpo Truppe Volontari (C.T.V.) in modo sommario e superficiale: la carenza di disciplina e formazione militare rendeva difficile la gestione dei reparti. Solo una divisione del Regio Esercito si integrò al CTV nel gennaio del 1937. La Guerra in Spagna e la Chiesa cattolica Prima del conflitto civile e sotto il governo repubblicano, si instaurò un clima di intolleranza e violenza contro la Chiesa in cui vennero giustiziati ed uccisi preti e religiosi, incendiate chiese e saccheggiati conventi di suore e monaci. Appena avuto notizia della sollevazione militare iniziò nella parte repubblicana una vera persecuzione contro il clero che contò nelle prime due settimane almeno 900 morti. La Chiesa, che durante tutta la Guerra Civile vide uccisi e trucidati oltre 6.800 preti e suore, si pose subito al fianco di Franco e legittimò immediatamente la causa nazionalista che condivideva in pieno l’ostilità della Chiesa per il comunismo, la massoneria, il liberalismo, il socialismo ed il razionalismo. Solo nella regione basca i sacerdoti e i religiosi appoggiarono la causa repubblicana, mentre nel resto della Spagna benedicevano le bandiere di guerra delle truppe nazionaliste e lanciavano infuriate omelie contro i “rossi”. Il Vaticano fu uno dei primi Stati esteri che già nell’agosto del 1937 riconobbero il Governo provvisorio di Burgos, inviandovi un loro Nunzio Apostolico a cui seguiva un Ambasciatore della Nuova Spagna presso la Santa Sede romana. Alla fine del conflitto, il Papa pio XII proclamò ufficialmente martiri tutti i caduti per mano dei Repubblicani. Con il nuovo Governo, Franco ridiede alla Chiesa spagnola tutti i diritti e privilegi di cui godeva prima della Seconda Repubblica, riassegnando al clero tutti i beni confiscati. I Gesuiti beneficiarono in specialmodo delle decisioni di Franco che restituì loro tutte le loro proprietà, riconfermando le loro competenze didattiche e organizzative sulla scuola: in segno di riconoscimento l’ordine gesuita promise che alla morte di Franco ognuno dei 30.000 sacerdoti presenti in tutto il mondo avrebbero officiato almeno tre messe in suffragio del Caudillo. La caduta di Malaga . L’8 febbraio 1936 la Divisione del CTV in appoggio alle truppe di Franco, lanciò un'offensiva per la conquista della città di Málaga. La battaglia di Malaga fu una vittoria relativamente facile, in quanto i Repubblicani non opposero una forte resistenza e si ritirarono sulle postazioni meglio difese in Almeria. Gli Italiani, subito dopo l’occupazione, consegnarono la città alle forze nazionaliste le quali, su ordine dei loro generali Mola, Franco e Queipo de Llano, iniziarono una dura e sanguinosa repressione contro i prigionieri e sulla popolazione arresa, con numerose fucilazioni di massa, vendette, condanne a morte pronunciate da tribunali fantoccio ed eseguite immediatamente dopo la lettura della sentenza, false delazioni per dispetto personale. Tale repressione sanguinosa e spirito di vendetta sui vinti suscitarono lo stupore e lo sdegno degli ufficiali italiani che non riuscivano a comprendere e a giustificare simili livelli di violenza e punizione 15 . Questo, per disgrazia, fu la norma generale in tutta la Spagna conquistata dai Nazionalisti. Si iniziò ad utilizzare sistematicamente il metodo della terra bruciata e si doveva eliminare qualsiasi possibilità di ripresa del nemico, il quale, a sua volta, poteva rappresentare un pericolo fisico per la sicurezza dei nuovi occupanti 16 . Non ci si rendeva conto che una violenza ingiusta, smisurata ed indiscriminata avrebbe esacerbato un inarrestabile desiderio di vendetta nei vinti che sarebbe pervaso per decenni nelle coscienze degli spagnoli. I comandanti del C.T.V. prendevano le distanze da simili efferatezze e informavano i loro superiori di quanto avveniva nei territori occupati. Da un rapporto informativo dell’Ambasciatore in Spagna Cantalupo diretto a Ciano, Ministro degli Esteri e genero del Duce, « …debbo comunicare che Farinacci (n.d.r. Roberto Farinacci, gerarca del Partito Fascista) ha inviato, senza darmene preavviso, lettera al generalissimo Franco per protestare vibratamente contro fucilazioni Malaga e per affermare che stato d'animo dei nostri volontari può essere sfavorevolmente impressionato da tanta severità. Ignoro come e da chi Farinacci sia stato informato… » 17 . _________________________________________________ 1 Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, Milano, 2006, pag 44 2 Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Edizioni Einaudi, Torino, 1963, pag 83 3 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 99. 4 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 107 5 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 111 6 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 117 7 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.78 8 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 37-38 9 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 39 10 Dima Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 44 11 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.80 12 Augusto Cantarelli, I nostri nella Guerra Civile di Spagna, Editoria Privata Sassoferrato (AN), 2011, pag 55 13 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.115 14 Augusto Cantarelli, I nostri nella Guerra Civile di Spagna, Editoria Privata Sassoferrato (AN), 2011, pag 49 15 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 112 16 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 111 17 L'Ambasciata a Salamanca, Cantalupo, Al Ministero degli Esteri, Ciano T 3129/214 R. del 2.3.1937
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17 giugno 1936 – Incontro di Franco con altri generali golpisti nel Bosco de la Esperanza a Tenerife Copertina della Domenica del Corriere del Corriere del 1937 Clickare per continuare a pagina 2 Clickare per continuare a pagina 2
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La situazione politica ed economica in Spagna negli anni ’30 Non possiamo affrontare una narrazione storica degli eventi che portarono alla ribellione dell’Esercito spagnolo contro la Seconda Repubblica, senza prima comprendere la particolare situazione politica ed economica della Spagna negli anni che precederono la Guerra Civile in Spagna. All’inizio degli anni ’30 la Spagna presentava gravi problemi socio-economici che provocarono il susseguirsi di inconcludenti alternanze politiche tra la destra conservatrice e le sinistre caratterizzate da continue forti divergenze interne tra loro. Non mancarono alcuni colpi di stato da parte di militari poco organizzati le cui conseguenze furono i numerosi e violenti scioperi generali spesso sedati nel sangue e le insurrezioni popolari contro il clero, che fino allora rappresentava un potere influente al servizio degli aristocratici. Fu pertanto inevitabile la finale caduta della monarchia liberale, rappresentata dallo sfortunato Re Alfonso XIII (orfano dalla nascita, sotto il suo regno verranno perse nel conflitto ispano-americana del 1898 le ultime colonie imperiali di Cuba e Filippine) e la conseguente proclamazione della Seconda Repubblica di Spagna. Agli inizi di ottobre del 1934, una rivoluzione scoppiata nelle Asturie e capeggiata da anarchici e socialisti spinse gli esasperati e sindicalizzati minatori ad occupare la città di Oviedo ed a proclamare la "Repubblica Socialista Asturiana". Furono incendiate chiese e conventi, fucilati sacerdoti di ogni ordine, stuprate donne della borghesia e passati per le armi unità della Guardia Civil e di milizie civili (Asaltos). 1 Dopo due settimane di continue barbarie, per riportare l’ordine dovette intervenire il Tercio Extranjeros (la Legione Straniera spagnola) comandata dal Generale Francisco Franco all’epoca in servizio a Madrid il quale a seguito dell’altrettanta violenta ed immediata repressione fu asceso a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. 2 Ebbe quindi inizio il cosiddetto “Biennio Nero“ presieduto dai centristi in cui si succedettero ben 8 governi e tre diversi Presidenti. In questo periodo tutti le questioni sociali, religiose, militari ed economiche fino allora non risolte, si convertirono in elementi altamente esplosivi e costretti in un contesto di continua sfiducia verso la classe politica che aveva dimostrato di non saper dare alcuna risposta alle continue richieste di emancipazione provenienti da una popolazione impoverita ed angustiata dalle gratuite e ripetute violenze dei movimenti di azione, istigati dai partiti della destra conservatrice e delle sinistre anarchiche e di chiara ispirazione comunista. Non mancarono tra l’altro episodi di bieca corruzione, come lo scandalo “Straperlo” che provocò le dimissioni del leader del Partido Radical Republicano Alejandro Lerraoux. Le ultime elezioni politiche indette il febbraio 1936 furono vinte dal Frente Popolur grazie all’unione di tutte le forze di sinistra. Appena formatosi il governo repubblicano, le prime decisioni furono dirette contro gli esponenti della nuova opposizione di destra: il 14 marzo José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera, venne arrestato insieme al fratello, con l’intento di limitare le operazioni illegali della Falange di cui era il fondatore. Il 19 marzo viene arrestato anche Onésimo Redondo Ortega, alto dirigente della Falange e fondatore delle Juntas de Ofensiva Nacional- Sindicalista. Inoltre il nuovo governo di sinistra rimosse i generali sospetti dai loro posti: il Generale Francisco Franco Bahamonde perse l’incarico di Capo di Stato Maggiore e trasferito a Santa Cruz de Tenerife, al comando delle isole Canarie; Il Generale Goded Llopis da Ispettore Generale fu inviato al Comando delle Isole Baleari; il Generale Emilio Mola Vidal venne trasferito dalla Comando dell'Armata d'Africa per assumere il comando militare della Navarra. I preparativi dell’“ Alzamiento ” militare Si moltiplicarono in quel tragico periodo i casi di abusi, vendette e contrattacchi che produssero un particolare clima di terrore con continui attentati sui due fronti avversi. Il più i m p o r t a n t e incidente prima dell’insurrezione militare di Franco si verificò il 12 luglio 1936, quando quattro sicari della Falange assassinarono un noto esponente dell’Unión Militar Repubblicana Antifascista, il tenente Jose’ Castillo-Sáenz de Tejada degli Asaltos , a sua volta ritenuto responsabile dell’omicidio del Marchese Andrés Sáenz de Heredia (cugino del Capo della Falange José Primo de Rivera) commesso il 16 aprile del ‘36 in una violenta rissa tra Falangisti ed Asaltos 3 . Molti suoi compagni, tra cui il capitano Fernando Condés della Guardia Civil ed il socialista Vittoriano Cuenca vollero vendicarsi lo stesso giorno e non trovando a casa nessun alto esponente della destra ( provarono prima con il lider della CEDA José María Gil- Robles e poi con il capo della Renovación Española Antonio (Goicoechea) decisero in piena notte di prelevare dalla propria abitazione Josè Calvó Sotelo, deputato della destra monarchica e accanito antirepubblicano, per ucciderlo con un colpo di pistola a bordo della loro auto ed abbandonarne il corpo alle prime luci dell’alba del 13 luglio davanti al cimitero orientale di Madrid. L’assassinio di Calvó Sotelo, rappresentato dai Nazionalisti come “la goccia che fa traboccare il vaso”, fu in realtà il pretesto tanto atteso per iniziare la sollevazione dei generali per iniziae la Guerra Civile Spagnola, in preparazione già da qualche mese. Infatti il Generale Emilio Mola Vidal, Comandante Militare di Pamplona, in Navarra, ideò un tentativo di golpe mediante un ”Piano Insurrezionale Militare” da attuarsi nell’Aprile del ’36, che però fallì ancor prima di iniziare, data la mancata adesione di alcuni suoi colleghi. Lo stesso Generale Mola non desisté nel suo intento e il di giugno del ’36, dopo una missiva scritta dal carcere ed inviatagli da José Primo de Rivera, capo della Falange, tentò di organizzare uno nuovo e meglio dettagliato colpo di stato militare 4 . Anche questa volta il piano cospirativo militare, che prevedeva il rischieramento del Generale Franco dalle Canarie al Marocco con un mezzo aereo, non si concretizzò per l’intervento della Polizia Politica repubblicana (Seguridad) che svelò gli intenti golpisti, senza però ottenere prove certe sugli stessi membri e cospiratori 5 . Dalle Canarie, dopo aver distrutto tutta la documentazione compromettente, il Generale Franco, con una lettera inviata all’allora Ministro della Guerra della Seconda Repubblica, dichiarò di non aver preso parte alla cospirazione, confermando la sua pienà lealtà e fedeltà al nuovo Governo Repubblicano. Con questa dichiarazione, il futuro Caudillo di Spagna volle nascondere con la propria ambiguità di appartenere alla rete degli insurrezionalisti militari 6 e permise così agli altri Generali congiurati di rimanere al proprio posto di comando. La nuova direzione per l’ennesimo e conclusivo colpo di stato militare fu contesa tra i due Generali Franco Bahamonde e Mola Vidal, il quale alla fine accettò, suo malgrado, di sottostare ai comandi del primo, più scaltro, astuto e mosso da forti motivazioni di interesse personale. L’inizio della Guerra Civile in Spagna (1936-1939) La mattina del 17 luglio 1936 Radio Ceuta trasmise il messaggio in codice “In tutta Spagna il cielo è sereno” per segnalare agli altri generali cospiratori della penisola di insorgere con l’obiettivo finale di occupare Madrid. Inizialmente a Melilla (Marocco Spagnolo) si verificarono i primi atti di rivolta antirepubblicana con l’intervento dei Reparti del Tercio (Legione Straniera Spagnola) e delle guarnigioni di soldati berberi agli ordini del Colonnello Yagüe Blanco. Il giorno 18 un aereo civile di nazionalità britannica, in attesa di ordini su Casablanca da una settimana, effettuò clandestinamente il trasporto del Generale Franco e suo cugino, il tenente colonnello Francisco Franco Salgado Araujo, da Las Palmas de Gran Canaria a Tetuàn in Marocco, località raggiunta dopo uno scalo notturno alla mattina del 19 luglio e da dove, dichiarandosi capo degli insorti, venne pronunciato il suo discorso radiofonico con cui spiegava le motivazioni della sollevazione militare ed invitava chiaramente tutti i Reparti in armi della penisola ad insorgere contro la Repubblica. Ma non tutte le Forze Armate seguirono il suo invito di ribellione: la Marina Militare, i cui equipaggi erano dalla parte popolare, epurò in tempo i propri vertici golpisti e dichiarò la propria lealtà alla Repubblica, impedendo così di fatto il trasferimento delle temute truppe insorte del Tercio e dell’Armata d’Africa: la vera ed unica opportunità di far fallire il colpo di stato. Anche l’Aeronautica Militare, pressoché inesistente, non poté essere impiegata da Franco. I ribelli nazionalisti potevano contare anche sui monarchici carlisti ( requetés ), di circa 10.000 falangisti, di tutte l'alta borghesia, dell’intero clero e di tutta la nobiltà e anche dell’appoggio del dittatore portoghese António de Oliveira Salazar. Quasi tutta la Guardia Civil si schierò dalla parte nazionalista. La Seconda Repubblica avevano conservato l’appoggio di alcune unità dell'Ejército Popular e della Fuerzas Aéreas, nonché alcune unità di Marina, la maggior parte dei Carabineros (Polizia di Frontiera). Moltissime migliaia di civili, soprattutto studenti e lavoratori, furono mobilitati a difesa della Repubblica. Dopo i primi giorni della Guerra Civile, tra innumerevoli e giustificati momenti di confusione in cui caddero molti dei Reparti dell’Esercito, i fronti di guerra su cui si muovevano i “Nazionalisti” potevano essere identificati in tre zone distinte e distanti tra loro. Da una parte vi era il Generale Mola Vidal che comandava l’Esercito del Nord con sotto controllo le regioni di Galizia, Vecchia Castiglia, La Rioja , arcipelaghi delle Baleari (tranne Menorca) e delle Canarie (eccetto l’Isola della Palma), Navarra, Zaragoza e un buona parte di Aragona. A Sud il Generale Queipo de Llano y Sierra controllava le importanti Provincie di Cordova, Cadice, Siviglia e Granada. Il generale José Sanjurjo Sacanell, primo ideatore dei moti militari ed esiliato in Portogallo, avrebbe dovuto raggiungere in volo Burgos, dove, se non fosse stato per il fatale incidente aereo, avrebbe dovuto assumere il comando del colpo di Stato. Sotto il controllo dei Repubblicani rimaneva la capitale Madrid e la regione di Castiglia La Mancia, Barcellona e la Catalonia, Malaga, Estremadura, Murcia, Valencia, Alicante, Almeria, parte dell’Aragona e tutta la fascia dei paesi Baschi e delle Asturie. Dopo i primissimi giorni dal golpe, nel Marocco Spagnolo, il Generale Franco Bahamonde si trovava isolato ed al comando delle migliori truppe ribelli. Adesso l’obiettivo primario era il veloce ricongiungimento sulla penisola iberica con i contingenti “nazionalisti” capeggiati dagli altri generali cospiratori, ma la Regia Marina spagnola si schierò all’ultima ora dalla parte repubblicana, impedendo agli insorti di oltrepassare lo stretto di Gibilterra. Inoltre l’aviazione militare, quasi inesistente, rimaneva fedele a Madrid. Costretti dagli eventi, il generale Franco dal Marocco ed il generale Sanjurjo dal Portogallo iniziarono così ad inviare le prime febbrili richieste d’aiuto rispettivamente all’Italia di Mussolini ed alla Germania di Hitler. L ’intervento dell’Italia fascista nella Guerra Civile di Spagna. Al principio Mussolini, che era costantemente informato sulle incerte sorti iniziali del “Alzamiento”, non accolse le richieste di aiuto pervenutegli da Franco, sostenendo che la Guerra Civile Spagnola giungeva in un momento alquanto poco opportuno in cui la politica estera italiana cercava con fatica il riconoscimento a livello internazionale della conquista dell’Etiopia, in cui furono spese molte risorse economiche e umane, esigendo l’Esercito un periodo di profonda riorganizzazione. Tuttavia, a seguito delle notizie dell’incendio del Consolato Italiano di Barcellona e varie violenze a danno di italiani da parte di gruppi di bande armate 7 e dopo l’incontro con un inviato spagnolo che lo convinse sulla breve durata e semplicità del conflitto, il Duce cambiò di opinione e cominciò ad interessarsi alla questione 8 . Franco, nei piani di Mussolini, avrebbe potuto accondiscendere sul Duca d’Aosta come Re di Spagna, allo stesso modo del Principe Amedeo di Savoia nel 1871, anteriormente alla Prima Repubblica, convertendo in questo modo la Spagna in un vice-regno dell’Italia. Inoltre l’Italia colonialista si sarebbe aggiudicata il pieno controllo del Mediterraneo occidentale utilizzando basi aeree e navali sulle Baleari e sulle coste meridionali spagnole. Ma la Germania con la sua previdente influenza sulla Falange, fece svanire le eccentriche mire espansionistiche del dittatore fascista 9 . Si instaurò una sorte di competitività all’interno dell’Asse nazi-fascista: chi avesse maggiormente prevalso negli aiuti militari e materiali alla Spagna insorta, si sarebbe assicurato un indubbio vantaggio politico ed economico sullo scacchiere internazionale, accrescendo la propria area di influenza sull’Europa latina con il conseguente isolamento della Francia liberale e la finale sconfitta dell’internazionalizzazione del Comunismo. Pochissimi giorni dopo all’invio da parte di Hitler di ben 20 aerei da trasporto “Junken 52” e altri 6 caccia biplano “Heinkel 51”, il 30 luglio Mussolini ordinò una spedizione di 12 aerei da bombardamento Savoia- Marchetti 12” completi di equipaggio e tecnici aeronautici ( ne arrivarono solo 9 in quanto tre andarono perduti durante la trasvolata ) decollati dalla Sardegna senza insegne ed in incognito per essere poi assegnati alla Legione Straniera Spagnola al solo fine di poter operare nelle operazioni militari con una certa apparenza di legalità, tanto da essere denominata “Aviación del Tercio” 10 . La settimana dopo giungeranno ulteriori 27 caccia “Fiat CR32” e poi altri 19 caccia tre idrovolanti in appoggio alla nuova Forza Aerea nazionalista. Nello stesso periodo la Germania avrà inviato un totale di 46 apparecchi 11 . Il 15 di agosto 1936, grazie agli aiuti congiunti tedeschi ed italiani, con il primo ponte aereo della storia militare, Franco passò lo stretto di Gibilterra con un esercito di 2.500 uomini, entrando nel pieno del conflitto spagnolo. Unità e sottomarini della Marina Militare italiana, presidiavano le acque territoriali spagnole ed impedivano l’arrivo degli aiuti internazionali diretti all’Esercito lealista Repubblicano. In aiuto dei Repubblicani si presentarono moltissimi volontari di nazionalità italiana con il motto dei fratelli Rosselli “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Queste erano le parole di Carlo e Nello Rosselli, degli esiliati antifascisti che in Francia costituirono il movimento “Giustizia e Libertà” e che furono assassinati in Francia dai fascisti per mano di loro sicari. All’inizio della ribellione falangista, si mobilitarono moltissimi in vari Paesi gli inquadramenti di volontari per le Brigate Internazionale, tra cui, oltre ai citati fratelli Rosselli, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Leo Valiani, Luigi Longo, Giovanni Pesce, Randolfo Pacciardi. Una stella a tre punte era il simbolo ed emblema dell’antifascismo del “Frente Popular”. Non è possibile stimare concretamente quanti fossero i volontari delle Brigate Internazionali giunti in Spagna da almeno 50 nazioni. Si presume che essi ammontavano a circa 60.000 persone di cui circa 12.000 non tornarono più indietro e oltre 20.000 furono feriti in combattimento o sotto gli incessanti bombardamenti della Legione Condor tedesca e dell’Aviazione Legionaria italiana. La Russia intervenne in favore della Seconda Repubblica spagnola con massicci invii armi e munizioni, artiglieria, blindati, aerei da bombardamento e caccia di fabbricazione sovietica, completi di equipaggi, tecnici, materiale aeronautico e di ricambio. Furono inviati anche numerosi consiglieri militari, sia dalla Russia che dalla Francia e dal Messico. L’Unione Sovietica pretese un pagamento anticipato per dette forniture dell’intera riserva aurea della Spagna (circa 650 milioni di dollari), consegnata dal Governo di Madrid all’inizio del conflitto. Una curiosità: nel rispetto degli impegni assunti con il Governo fascista, dopo la guerra Franco voleva restituire all’Italia le somme prestategli. Ma l’allora Ministro Pietro Nenni (ex combattente della Brigata Internazionale Garibaldi), rifiutò la restituzione, senza tra l’altro interpellare il nostro Parlamento, ed ignorando volutamente che si trattava comunque di denaro anticipato da tutti gli italiani e molto utile nelle condizioni disastrose in cui la giovane Repubblica italiana versava n e l l i m m e d i a t o dopoguerra 12 . A Londra, il 9 settembre 1936 un comitato di 27 Paesi europei ( tra i quali anche l’Italia, la Germania e l’U.R.S.S.) sottoscrisse un documento di “non intervento” con il divieto di esportare materiale bellico in Spagna, compreso le navi ed aerei militari e commerciali. La Russia aderì alla convenzione convinta che se l'accordo fosse stato davvero rispettato da tutti, cioè anche da Italia e Germania, i nazionalisti spagnoli non avrebbero potuto vincere. L’Italia e la Germania in maniera esplicita non rispettarono gli impegni, sicuri dell’immobilità dell’Europa liberale, riuscendo a rifornire le truppe di Franco con armamenti moderni e ingenti capitali, assicurandogli un netto vantaggio rispetto alle forze repubblicane. I Paesi che si professavano libertari e democratici come la Francia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, non diedero un aiuto consistente alla legittima Repubblica spagnola, scegliendo di vederla crollare piuttosto che superare la guerra civile per assecondare i desideri anticomunisti mondiali del clerico-conservatorismo. In Italia il Fascismo iniziò una martellante propaganda inneggiante all’intervento a favore dei ribelli nazionalisti, coraggiosi difensori della Patria contro un nemico sovversivo, comunista, bolscevico, anarchico e sacrilego, istruito e sovvenzionato dalla Russia. Gli arruolamenti volontari in Italia furono dapprima organizzati dall’Ufficio Spagna del Ministero degli Esteri e non dal Ministero della Guerra per non destare dimostranze da parte dei Paesi stranieri neutrali o filo-repubblicani. Numerosi fascisti militanti delle “Camicie Nere” e della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN), tra loro molti che avevano già combattuto nella prima Guerra Mondiale e nelle Guerre d’Africa, vollero reclutarsi tra i primi volontari. Oltre alla motivazione ideologica, furono ben altri i motivi che spinsero molti italiani dell’era fascista, in parte volontari, ad arruolarsi tra le file dei primi volontari.I primi iscritti, alcuni con dati anagrafici falsi o senza documenti, vennero discretamente convocati, nel caso di ex militari, dai loro Comandi, oppure, se civili, alla Casa del Fascio. Veniva chiesto loro di “partecipare ad un’operazione oltremare, di destinazione ignota, molto importante per la Patria”. La firma del contratto di arruolamento prevedeva un premio di 300 lire, la paga giornaliera di 20 lire per i soldati, da 70 a 192 per i sottufficiali ed ufficiali, con un supplemento di 90 pesetas, una volta giunti in zona operativa, come successivo riconoscimento del governo spagnolo. Mussolini, per garantirsi una certa autonomia dalla linea comando nazionalista, in data 4 gennaio 1937 decise di non accettare l’integrazione in denaro delle autorità spagnole che si dovevano limitare ad assicurare il vitto, l’alloggio, i carburanti e carbolubrificanti, nonché il materiale di consumo ordinario. Inoltre i soldati italiani avrebbero dovuto ricevere una parte della loro diaria in moneta contante locale, affinché potessero avere in tasca del denaro per le piccole necessità, senza dipendere dall’amministrazione di Franco 13 . Per comprendere meglio come la ricompensa in denaro, più dei propri ideali politici, potesse convincere molti volontari ad imbarcarsi, il 21 dicembre del 36, come primo contingente di Camicie Nere su tre navi senza bandiera ed oscurate, vengono fornite le seguenti percentuali: 20% di persone oltre i 35 anni , 70% di lavoratori agricoli soprattutto del centro-sud, 4% di studenti, 25% di individui con precedenti penali a cui veniva promessa la cancellazione della pena. A tutti gli iscritti fu fornito un corredo kaki uguale a quello usato in Africa Orientale, tranne il casco coloniale di sughero (al suo posto un basco nero o azzurro e l’elmetto in acciaio, più una strana mantellina che venne soprannominata “pipistrello”) 14 . Molti dei primi volontari credevano di andare a lavorare nei territori coloniali conquistati nell’Africa Italiana, scoprendo solo all’approdo di essere in Spagna. Il personale veniva inquadrato nei vari ranghi del contingente Corpo Truppe Volontari (C.T.V.) in modo sommario e superficiale: la carenza di disciplina e formazione militare rendeva difficile la gestione dei reparti. Solo una divisione del Regio Esercito si integrò al CTV nel gennaio del 1937. La Guerra in Spagna e la Chiesa cattolica Prima del conflitto civile e sotto il governo repubblicano, si instaurò un clima di intolleranza e violenza contro la Chiesa in cui vennero giustiziati ed uccisi preti e religiosi, incendiate chiese e saccheggiati conventi di suore e monaci. Appena avuto notizia della sollevazione militare iniziò nella parte repubblicana una vera persecuzione contro il clero che contò nelle prime due settimane almeno 900 morti. La Chiesa, che durante tutta la Guerra Civile vide uccisi e trucidati oltre 6.800 preti e suore, si pose subito al fianco di Franco e legittimò immediatamente la causa nazionalista che condivideva in pieno l’ostilità della Chiesa per il comunismo, la massoneria, il liberalismo, il socialismo ed il razionalismo. Solo nella regione basca i sacerdoti e i religiosi appoggiarono la causa repubblicana, mentre nel resto della Spagna benedicevano le bandiere di guerra delle truppe nazionaliste e lanciavano infuriate omelie contro i “rossi”. Il Vaticano fu uno dei primi Stati esteri che già nell’agosto del 1937 riconobbero il Governo provvisorio di Burgos, inviandovi un loro Nunzio Apostolico a cui seguiva un Ambasciatore della Nuova Spagna presso la Santa Sede romana. Alla fine del conflitto, il Papa pio XII proclamò ufficialmente martiri tutti i caduti per mano dei Repubblicani. Con il nuovo Governo, Franco ridiede alla Chiesa spagnola tutti i diritti e privilegi di cui godeva prima della Seconda Repubblica, riassegnando al clero tutti i beni confiscati. I Gesuiti beneficiarono in specialmodo delle decisioni di Franco che restituì loro tutte le loro proprietà, riconfermando le loro competenze didattiche e organizzative sulla scuola: in segno di riconoscimento l’ordine gesuita promise che alla morte di Franco ognuno dei 30.000 sacerdoti presenti in tutto il mondo avrebbero officiato almeno tre messe in suffragio del Caudillo. La caduta di Malaga . L’8 febbraio 1936 la Divisione del CTV in appoggio alle truppe di Franco, lanciò un'offensiva per la conquista della città di Málaga. La battaglia di Malaga fu una vittoria relativamente facile, in quanto i Repubblicani non opposero una forte resistenza e si ritirarono sulle postazioni meglio difese in Almeria. Gli Italiani, subito dopo l’occupazione, consegnarono la città alle forze nazionaliste le quali, su ordine dei loro generali Mola, Franco e Queipo de Llano, iniziarono una dura e sanguinosa repressione contro i prigionieri e sulla popolazione arresa, con numerose fucilazioni di massa, vendette, condanne a morte pronunciate da tribunali fantoccio ed eseguite immediatamente dopo la lettura della sentenza, false delazioni per dispetto personale. Tale repressione sanguinosa e spirito di vendetta sui vinti suscitarono lo stupore e lo sdegno degli ufficiali italiani che non riuscivano a comprendere e a giustificare simili livelli di violenza e punizione 15 . Questo, per disgrazia, fu la norma generale in tutta la Spagna conquistata dai Nazionalisti. Si iniziò ad utilizzare sistematicamente il metodo della terra bruciata e si doveva eliminare qualsiasi possibilità di ripresa del nemico, il quale, a sua volta, poteva rappresentare un pericolo fisico per la sicurezza dei nuovi occupanti 16 . Non ci si rendeva conto che una violenza ingiusta, smisurata ed indiscriminata avrebbe esacerbato un inarrestabile desiderio di vendetta nei vinti che sarebbe pervaso per decenni nelle coscienze degli spagnoli. I comandanti del C.T.V. prendevano le distanze da simili efferatezze e informavano i loro superiori di quanto avveniva nei territori occupati. Da un rapporto informativo dell’Ambasciatore in Spagna Cantalupo diretto a Ciano, Ministro degli Esteri e genero del Duce, « …debbo comunicare che Farinacci (n.d.r. Roberto Farinacci, gerarca del Partito Fascista) ha inviato, senza darmene preavviso, lettera al generalissimo Franco per protestare vibratamente contro fucilazioni Malaga e per affermare che stato d'animo dei nostri volontari può essere sfavorevolmente impressionato da tanta severità. Ignoro come e da chi Farinacci sia stato informato… » 17 . _________________________________________________ 1 Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, Milano, 2006, pag 44 2 Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Edizioni Einaudi, Torino, 1963, pag 83 3 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 99. 4 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 107 5 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 111 6 Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Robin Edizioni, Torino, 2006, pag 117 7 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.78 8 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 37-38 9 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 39 10 Dima Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 44 11 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.80 12 Augusto Cantarelli, I nostri nella Guerra Civile di Spagna, Editoria Privata Sassoferrato (AN), 2011, pag 55 13 Javier Rodrigo, La Guerra fascista, Alianza Editorial, Madrid, 2016, pag.115 14 Augusto Cantarelli, I nostri nella Guerra Civile di Spagna, Editoria Privata Sassoferrato (AN), 2011, pag 49 15 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 112 16 Dimas Vaquero Pelaéz, Credere, obbedire, combattere, Mira Editores, Zaragoza, 2007, pag 111 17 L'Ambasciata a Salamanca, Cantalupo, Al Ministero degli Esteri, Ciano T 3129/214 R. del 2.3.1937
Copertina della Domenica del Corriere del Corriere del 1937